Lo hanno paragonato a un vulcano in eruzione. O, meglio ancora, a un campo di battaglia. Dentro un foruncolo si combatte infatti una microguerra, con morti, feriti, vittime innocenti e perfino sciacalli pronti ad approfittare della situazione. Ed è proprio questo combattimento a provocare l’esplosione del “cratere”.
In principio è il punto nero
Tutto comincia con l’infezione di un comedone, cioè di un punto nero. Sulla nostra pelle vivono infatti alcuni batteri di solito del tutto innocui come il Propionibacterium acnes e lo Staphylococcus epidermis. Essi possono penetrare all’interno dei pori otturati dai punti neri e provocare l’eruzione dei foruncoli. I batteri passano attraverso il poro e scendono nel follicolo dove si trovano le cellule che fanno crescere i peli e quelle che producono sebo, la sostanza oleosa che li protegge.
Guerra sotto la pelle
Questa infezione richiama subito le difese dell’organismo. Dai vasi sanguigni e dal derma circostante (il tessuto sotto l’epidermide) accorrono globuli bianchi e anticorpi. L’intera zona si gonfia: è nato il foruncolo. È rosso perché i capillari si dilatano per favorire l’afflusso dei “difensori”, che di solito nel giro di 24-48 ore distruggono i batteri. È una battaglia senza esclusione di colpi, che coinvolge anche gli innocenti: i globuli bianchi emettono infatti enzimi capaci di distruggere la membrana esterna dei batteri. Ma gli enzimi non fanno distinzione, e disgregano anche la parete delle cellule circostanti, quelle che formano il follicolo. Ecco perché, quando i foruncoli sono molti e profondi (come nei casi di acne grave), possono rimanere cicatrici. Verso la fine della battaglia, poi, dal sangue arrivano i macrofagi, cellule specializzate che fanno piazza pulita dei resti dei combattenti morti.
Cos’è il liquido giallo?
A questo punto il foruncolo è pieno di un liquido giallo, fatto di acqua, un po’ di sebo, anticorpi e batteri “sconfitti”, che riesce a farsi strada verso la superficie e a uscire dal poro. L’infezione è vinta. Il brufolo guarito. Lentamente anche il rossore diminuisce: i capillari si stringono e tornano di dimensioni normali.
Ormoni in campo
Perché ci sia un foruncolo, dunque, occorre che sulla pelle esista almeno un punto nero. È una specie di “reazione a catena”, che si innesca soprattutto durante l’adolescenza, ma che è alla base della formazione dei foruncoli anche negli adulti. Gli androgeni (ormoni sessuali) stimolano le ghiandole sebacee, che si trovano annesse a ognuno dei peli dell’epidermide, a produrre più sebo.
Uscita bloccata
La pelle diventa lucida, grassa, e reagisce facendosi più spessa: ciò fa sì che il poro si chiuda. La ghiandola continua a funzionare, ma il sebo non esce più: nel giro di qualche giorno si forma il punto nero.
È rosso? Non spremerlo
Serve schiacciare i foruncoli? Solo se hanno la puntina gialla leggermente in rilievo sul gonfiore circostante: significa che ormai l’apparato immunitario ha svolto fino in fondo il suo compito e si può fare uscire il liquido. Basterà tendere e poi premere un po’ la pelle intorno. Se invece il foruncolo è ancora soltanto rosso, schiacciare può addirittura essere dannoso: il liquido non può uscire perché il gonfiore ha stretto il canale che porta verso il poro e, premendo la zona con le dita, le pareti interne del follicolo possono rompersi, propagando l’infezione al derma circostante, con il risultato di aumentare il diametro del brufolo e quindi il rischio di cicatrici. Schiacciare i punti neri serve invece a impedire che si trasformino in foruncoli.
I brufol-esenti
Il brufolo, comunque, non è da tutti: ci sono persone che passano l’adolescenza senza un foruncolo, la pelle liscia come la seta, e altre che devono combattere con essi tutta la vita. La spiegazione è semplice: dipende dal numero e dal funzionamento dei recettori per gli ormoni che ognuno di noi ha sulle ghiandole sebacee. Alcune persone nascono con ghiandole dotate di molti recettori: alla pubertà esse cominceranno a funzionare e, ricevendo più ormoni, produrranno più sebo, dunque comedoni e foruncoli. Altri hanno meno recettori e quindi la pelle liscia. Non a caso ci sono popolazioni che non hanno quasi mai brufoli, come i giapponesi e i coreani: nelle loro ghiandole, pochi recettori.
Il cioccolato non c’entra nulla
Il cioccolato è innocente. Si può mangiarne a volontà e non avere un brufolo in più. Lo stesso vale per gli alimenti piccanti o per altri tipi di dolci. Diversi esperimenti condotti negli Stati Uniti hanno ormai dimostrato in modo inequivocabile che non sono gli alimenti a riempire la faccia di brufoli (a meno di non essere allergici, naturalmente).
Dieta dolce.
I ricercatori hanno messo due gruppi di adolescenti a diete differenziate: una ricca di cioccolato e dolciumi, l’altra del tutto priva di leccornie dolci. Dopo alcune settimane hanno messo a confronto le foto del viso dei ragazzi scattate prima e dopo l’esperimento. Il risultato? Le facce piene di brufoli prima della “cura al cioccolato” erano ancora foruncolose, ma l’acne non era aumentata, mentre la pelle dei ragazzi che non soffrivano di acne non aveva neanche un brufolo, come sempre. In compenso, i giovani del gruppo più fortunato erano ingrassati
Fonte: psichesoma.com
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